Da oggi solo più musica Creative Commons, anche sulle canzoni diamo voce a chi non viene passato sui mainstream
– Surf me baby di THE WAVERS
https://www.jamendo.com/track/1486174/surf-me-baby
– Burnin Down the House di SAINT ANYWAY
https://www.jamendo.com/track/1538439/burnin-down-the-house
– On the Come Up di WORDSMITH
https://www.jamendo.com/track/1564155/on-the-come-up
Ignite di THE SPIN WIRES
https://www.jamendo.com/track/1466890/ignite
– Summer di RUSTY TEA MAKERS
https://www.jamendo.com/track/1339823/summer
Il salone del libro anno uno dopo l’apertura del suo concorrente milanese.
Arrivo di corsa entro agli accrediti e passo veloce.
Sono un po’ teso?
Cosa troverò? Come sarà i salone?
Entro, mi guardo intorno.
Si respira un’aria di allegria ed eccitazione.
Vengo qui da molti anni, da prima di diventare maggiorenne, e un clima simile lo ricordo nelle prime edizioni.
Bello, molto bello!
Ma torniamo al motivo per cui sono venuto: i fumetti!
Mi aggiro per la prima sala e tutto a un tratto la vedo lì davanti a me e rimango incredulo. BASITO!
Davanti a me svetta una riproduzione della torre Guinigi con gli stemmi di Lucca Comics and Games.
Mi riprendo dallo stupore e mi avvedo che tutto intorno a me è un florilegio di stand di giochi e di fumetti.
Sono confuso, la sensazione è quella di aver attraversato un qualche portale dimensionale.
Cerco di capire cosa sta succedendo e guardandomi intorno trovo la Manfont!
A loro la prima intervista e vediamo se ci capisco qualcosa in merito ai recenti accadimenti.
Finita l’intervista e il “back stage” con Manfredi Toraldo ho le idee un po’ più chiare: il Salone Internazionale del Libro di Torino ha stretto na partnership con Lucca Comics and Games.
Posso solo dire: WoW!
Giro intorno alla torre lucchese e trovo lo stand della Nicola Pesce Editore, dentro allo stand una persona mi dice che il responsabile dello stand tornerà tra poco.
Lo ringrazio, mi giro e mi trovo faccia a faccia con il primo cittadino di Torino: la sindaca Appendino.
Il microfono (il mio fedele Zoom) era già pronto in mano, sfodero il mio miglior sorriso e mi lancio: “Buongiorno sindaca Appendino posso farle un velocissima intervista?”
Lei, non se l’aspettava (in effetti immagino che trovarsi tra la gente di uno stand e veder apparire dal nulla un tizio con attrezzatura radio non sia proprio usuale…) ma , con molto fair play ha accettato!
Sindaca Appendino
Ringrazio e saluto l’Appendino e il suo staff (se lei era rimasta stupita dalla mia apparizione per il suo staff credo sia stato un po’ più uno shock) e, siccome ero già lì, torno a chiedere alla Nicola Pesce Editore se il referente era arrivato.
Era arrivato.
Ora, è necessaria una premessa, da molti anni intervistiamo la Nicola Pesce Editore perché è una casa che si è sempre contraddistinta per volumi molto belli ma, ogni volta, abbiamo parlato con responsabili dedicati al settore fumetto dell’azienda.
Capirete quindi il mio stupore quando alla consueta domanda pre intervista: “Mi dice il suo nome per l’intervista?”
La risposta del futuro intervistato è: “Sono Nicola Pesce”.
Gran bella intervista!
Le sorprese sono state molte e decido di prendermi una pausa andando a procacciarmi il cibo (…perché non di soli fumetti vive l’uomo).
Rifocillato, vado a cercare gli stand degli editori che non sono vicini alla torre.
Mentre mi guardo intorno incontro un viso conosciuto: Giorgio Salati.
L’anno prima avevamo fatto un’intervista insieme in un’altra radio.
Mi avvicino allo stand della Tunuè da cui mi ha chiamato Giorgio e scopro che lui e Armin Balducci hanno pubblicato un nuovo libro: “Sospeso”
Accendo il microfono e si parte!
Lascio Giorgio e Armin e mi dirigo verso uno stand che avevo già visto prima mentre mi guardavo intorno.
Una casa editrice che incontro sempre con gioia perché ci conosciamo da sempre loro e noi (la nostra trasmissione) siamo praticamente coscritti.
Da loro ho fatto le mie prime interviste ai loro moltissimi autori e, quando arrivano nei nostri studi di Lucca, è sempre una festa!
Sto parlando della Shockdom di Lucio Staiano e, proprio con lui, è l’intervista.
Ah! Ad un certo punto un lapsus nostalgico mi ha colto e ha tradito la mia vista: ERIADAN!
E’ sempre molto bello parlare con Lucio.
La stanchezza comincia a farsi sentire e mi dirigo verso un altro stand che mi ero appuntato e, mentre cammino, incontro la Diabolo editore che mi dice che il loro ospite al momento è in conferenza e mi chiedono se posso ripassare più tardi, come direbbe qualcuno, lasciamoli lì, li ritroveremo dopo.
Riprendo il mio cammino e mi ritrovo alla Lavieri di Marcello Lavieri.
Incomincio a fare quattro chiacchiere con lui poi lo fermo e gli dico: “Aspetta, non dire tutto altrimenti poi dobbiamo ripetere tutto a microfono”
Marcello mi guarda e mi chiede: “Perché non era acceso?”
Mi cuffio, accendo lo Zoom e si parte davvero.
Facciamo un lunga e divertente chiacchierata sulla loro bellissima produzione.
La foto la fa Marcello, il mio telefono era ormai defunto.
Ormai sono agli sgoccioli e mi trascino verso lo stand della Diabolo (ve l’avevo detto che saremmo tornati anche da loro).
Arrivo e, forse impietositi dal mio aspetto, mi fanno sedere in attesa che l’ospite arrivi.
Io intanto leggo il suo fumetto: “La saggezza delle pietre”.
Arriva l’autore e ci voleva un’ultima sorpresa.
Lui è francese, si chiama Thomas Gilbert e noi ci conosciamo!
Tra lo stupore di tutti ci abbracciamo, io e Thomas ci siamo conosciuti a Lucca quando lui e James O’barr sono venuti da noi per un’intervista.
Incredibile!
Cominciamo io, Thomas e la traduttrice, parecchio tempo dopo è stato spento il microfono.
Un fumetto intenso e una bella chiacchierata e, la mia stanchezza, mi fa dimenticare la foto!!!!
E’ finita, che dire.
L’unica cosa che mi ripeto uscendo è I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-E!
Una sequenza simile di sorprese non mi era mai capitata.
Non resta che ripetere quello che è stato detto l’anno scorso:
Un enorme “CI DISPIACE” per tutti coloro che non siamo riusciti ad intervistare, vorremmo sempre permettere a tutti di parlare ma siamo volontari e facciamo tutto ciò che è nelle nostre forze.
Al prossimo anno e nuovamente VIVA IL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO!
Ho incontrato Peter Kuper presso la fumetteria POPstore di Torino.
La complicità di Danito e di tutto lo staff è stata preziosissima!
Se loro non mi avessero avvisato e ospitato non avremmo mai potuto intervistare un premio Eisner.
Peter Kuper infatti era a Torino, presso la loro fumetteria proprio per promuovere Rovine il fumetto che gli è valso il tanto ambito premio e, già che c’era, anche Diario di New York.
Sotto lo sguardo vigile di Danito (che è anche autore delle foto) si è svolta quella che doveva essere una veloce intervista di 10 minuti ma che, grazie all’affabilità e alla disponibilità di Peter, ha visto il microfono spegnersi al minuto 23:36.
Alla fine dell’intervista lui ha tirato fuori la sua matita a 9 colori e ha cominciato a disegnare su ogni volume! Altro che firma!
Tutta l’intervista è stata fatta in inglese quindi, se proprio non ve la sentite di affrontarla sotto trovate una “libera” traduzione della stessa nell’italico idioma.
Qui sopra il modo di lavorare di Peter Kuper che parte da un grande foglio con tanti riquadri per poter governare il fluire delle azioni e gli effetti sorpresa.
Passa poi ad un formato tipo Moleskine per poi arrivare ad una quasi formato finale e quindi al formato definitivo.
Eccoci qui, in posa e durante l’intervista.
Grazie ancora a POPstore Torino, li trovate qui sito e Facebook
Un saluto dal Langoliere (che è anche uscito con due volumi splendidamente illustrati 😉 )
Qui sotto per gli irriducibili della italica lingua.
L: Ciao Peter
P: Ciao
L: Ho letto tutto il volume, molto interessante, è una storia con molti livelli di lettura, c’è una farfalla, c’è una coppia, ci sono problemi individuali, problemi di coppia, problemi nazionali, problemi mondiali. Quindi’ perché Rovine?
P: Intendi il titolo?
L: Si
P: Proprio per quello in realtà è come se io volessi dire che le cose sono rovinate ma anche per la storia di questi Imperi che sono caduti in Messico, e in Italia è la stessa cosa, in cui si vedono le prove tangibili del passato passaggio dell’Impero e questa è una buona guida per il presente ma è anche, almeno spero di essere riuscito a raccontarlo, la situazione sia della coppia sia del Messico e anche della farfalla monarca ma è anche una cosa abbastanza positiva nell’ambiente è incredibilmente bella e ho cercato di trasmettere, tanto quanto ho provato ad esprimere con la metafora della farfalla che è difficile per tutti sopravvivere sia emozionalmente sia effettivamente e infatti la farfalla monarca arriva a duemila miglia Viaggio dal Canada fino in fondo al Messico. Una metafora, ma è anche una cosa reale e ciò che passa attraverso di essa, le nostre difficoltà, lei vola e superano i confini senza alcun problema, dove gli umani hanno una difficoltà molto maggiore. Per lei è semplice, per lei è il viaggio stesso che è difficile per il cambiamento di ambiente. La coppia invece arriva in Mexico avendo le proprie lotte ma stanno anche scoprendo e io penso che sia in fin dei conti possa esserci un lieto fine anche se è una di quelle storie in cui puoi ottenere quello che vuoi ma non esattamente nella forma che ti aspetti e in modo che è molto simile alla vita.
L: La farfalla è un testimone silenzioso che vola dal Canada al Mexico e, durante il suo volo, vede cose che, in un certo senso, possono giustificare l’approccio pessimistico (sul fatto dell’avere un bambino) di George ma, paradossalmente l’obiettivo del suo viaggio è procreare.
P: Si, in effetti la coppia va in Mexico come la farfalla ma, le farfalle fanno questo viaggio in modo che possano incontrarsi con più farfalle mentre la storia con la coppia è diversa, la moglie vuole avere un figlio e il marito è resistente a quell’idea è più nervoso per questo che ci sono diversi tira e molla tra i personaggi a causa delle circostanze e dei luoghi.
Mi sentivo come se fossi entrambi i personaggi e nello stesso tempo mi trasferisco in Messico per 2 anni con mia moglie e mia figlia ho una figlia mia moglie e io sto facendo abbastanza bene insieme dopo 34 anni.
Ci sono molte cose inventate nel libro ma quello che volevo era prendere l’esperienza che avevo avuto e poi mettere tutto quello che è successo e poi tutto quello che ho visto accadere che includeva questo evento politico in cui c’era uno sciopero degli insegnanti che è esploso di fronte a noi e noi non ci aspettavamo che, come sapete, pensavamo che saremmo andati in una piccola città tranquilla e invece abbiamo finito ad avere truppe federali, credo che 23 persone siano state uccise.
L: Si, perché voi siete stati testimoni dello sciopero
P: Si noi siamo stati testimoni ma eravamo anche un po’ outsider quindi quello che sono stato in grado, rendendolo Fiction, di mettere i personaggi proprio nel bel mezzo degli eventi e ho aggiunto altri personaggi, è tutto basato su cose che sono accadute, persone che conoscevo e circostanze che ho visto ma poi ho mischiato un po’ le cose e ho controllato un po’ di più la storia di quanto la realtà di cui siamo stati testimoni, non mi permettesse. Ma non è una biografia, anche mi moglie ne ha abbastanza delle autobiografie, ne ho fatte abbastanza e penso di aver coperto a sufficienza l’area.
L: La coppia vede ciò che tu hai descritto, lo sciopero degli insegnanti, la violenza della politica locale, la violenza stessa del Mexico, ma anche la farfalla vede le stesse cose, non in Mexico ma negli Stati Uniti: violenza, immigrazione, sfruttamento del lavoro, e le peggiori cose che possano venire in mente…
P: Si e anche la sopravvivenza alla natura selvaggia, agli uccelli che la volevano magiare.
L: Si ma quella è la natura.
P: Si, è la Natura ma è a suo modo pericolosa ma almeno ho inserito alcune scene in cui la farfalla vola sopra posti bellissimi ma anche sopra problemi di diversa natura e la migrazione della farfalla rappresenta tutte queste cose diverse ma di nuovo ho studiato il percorso che una farfalla monarca fa e ognuna di quelle cose potrebbero essere vere, vola sulla Florida e quindi ci sono lavoratori, vola su New Orleans dove è passato l’uragano Katrina e in tutta la zona ci sono stai guai seri, vola sulla gente viene fermata al confine del Texas e ci sono violenze a Laredo, in Texas, a Laredo, in Messico e a Monterey. Mi è stata data l’opportunità di rappresentare tutte quelle cose e di nuovo ma, allo stesso tempo dire che è vero che il sopravvivere lo sai rappresenta anche ciò che stiamo cercando di sopravvivere ai problemi che, sai, stiamo affrontando proprio ora.
L: Ho letto che quando hai vinto l’Eisner Award ha speso alcune parole sul tuo presidente Trump
P: Onestamente speravo proprio di vincere perchè nessuno ne aveva fatto menzione e io continuavo a pensare che qualcuno avrebbe dovuto dire qualcosa dell’elezione e, ora, io avevo quella chance
Onestamente, davvero speravo davvero che avrei vinto solo perchè ero come se nessuno avesse menzionato questa elezione e io ero come se qualcuno dovesse dire qualcosa e ora avevo una possibilità.
Questa elezione è arrivata in luglio e davvero la maggior parte di tutti quelli che conoscevo non se lo aspettavano Pensavo di parlare di una specie di Bizarro Universe in cui nel mondo un pazzo vince le elezioni e poi eccoci qui.
L: Tu hai descritto un momento in cui la farfalla sorvola una porzione del confine USA-Mexico e alcuni immigrati stanno cercando di passare. Ma il muro è veramente basso immaginavo un muro molto più alto, almeno stando alle parole del vostro presidente.
P: Dipende da dove cerchi di passare, ci sono zone in cui il muro è alto e altre in cui e solo una piccola recinzione. Ma sai la questione del muro di Trump è una di quelle affermazioni mitologiche che lui spesso fa ma che poi non sono nemmeno realistiche, ci sono barriere naturali che, ma lo sai, sarebbero miliardi di dollari un’altra assurdità.
L: Una cosa abbastanza simile a quanto è accaduto qui in Italia a proposito di un ponte tra Itala e Sicilia insomma
Un’ultima domanda, la farfalla, come abbiamo detto prima, era solo una testimone ma anche gli umani, i personaggi del fumetto, non sono poi molto di più, restano anche loro solo dei testimoni.
P: Sì, sono una specie di spettatori degli eventi che stanno accadendo intorno a loro e anche a loro e in effetti quanto poi riesci ad essere di impatto nella situazione, ricordo come mi sentivo come un Outsider quando vivevo in Messico, è in realtà illegale frequentare anche una marcia come straniero, in quel momento io e mia moglie abbiamo notato che se rimanevamo in giro potevamo essere arrestati, in una tale situazione è difficile essere efficaci come outsider ma i personaggi nel libro sono più efficaci in un modo o nell’altro
L: C’è un fotografo giornalista.
P: Si c’è un personaggio che è a metà tra un fotografo e in giornalista che è ispirato a Brad Will, un giornalista ucciso in Messico in quel periodo e la cosa triste è che conosco un sacco di persone che lo conoscevano e io ero il co-editore della rivista chiamata in World War 3 dove abbiamo pubblicato diverse storie sue e non mi ero neanche reso conto che fosse la stessa persona quando è successo, quindi i livelli di separazione erano molto molto stretti, questo per dire che stai comunque cercando di catturare questi eventi come un estraneo, anche solo parlare del Messico, se non sei un membro di quella società non puoi che riportare ciò che vedi. Su New York Diary ho potuto riportare in modo più partecipato e più accurato grazie alla mia esperienza diretta e per aver vissuto diversi anni a New York, è qualcosa di cui posso parlare con autorevolezza, Rovine è sicuramente una visione più da outsider, da turista.
L: Ho letto che nel tuo futuro ci sarà un fumetto sui viaggi, o meglio, un libro sui tuoi viaggi.
P: In realtà prima ci saranno due altri volumi, ho appena finito una collezione di quattordici racconti di Franz KafKa.
L: Tu avevi già lavorato su un’opera di Kafka, vero?
P: Si ho lavorato su Metamorfosi e un anno fa, quando venni in Italia fu pubblicato il libro ma si passa da un lavoro di qualche decina di pagina ad uno di diverse centinaia, l’ho finito poco prima di arrivare qui e devo dire che Trump ha condizionato l’adattamento di alcune delle storie di Kafka. Ora sto lavorando sull’adattamento di Cuore di Tenebra, un racconto di Conrad del 1899. Per quello sono tornato a viaggiare e sono tornato in Messico dallo scorso gennaio fino all’inizio di maggio per entrare nel giusto umore, avrei potuto andare in Africa ma il Messico mi era più familiare e anche una scelta più ragionevole. Lì ho trovato la stessa temperatura, gli stessi rumori, gli stessi odori e, sai, mi ha dato l’ambiente di cui avevo bisogno per pensare a Cuore di Tenebra. Quindi quando avrò finito anche quello, il mio terzo libro sarà una collezione di storie di viaggio nel mondo ma sai, non sai mai come sarai alla fine di un volume, quando ho finito Rovine non avevo idea di cosa sarebbe venuto dopo sapevo solo che ero stanchissimo, ci sono voluti tre anni per farlo e cinque per pensarlo è stato veramente tanto, troppo, lavoro. E’ stato veramente uno sforzo incredibile, ma uno sforzo molto soddisfacente perché è un libro a cui ho pensato così tanto, ma ad un certo punto la mole di lavoro e i pensieri fatti erano così tanti che ho rischiato di perdere l’entusiasmo
L: Qualcosa di simile a quello che accade a George.
P: Si, esattamente, proprio come George, potrei aver calato su di lui gli effetti dello sforzo. Ma sai fare fumetti… E’ ironico che la gente pesi che i fumetti sono per i ragazzini. E’ un forma d’arte, una delle più complesse perché è necessario avere la capacità di scrivere, di disegnare, di creare il lettering, di sapere dove guarderà il lettore ma anche di interagire con lui. Io penso che coloro che sono convinti che i fumetti siano un media per ragazzi non hanno avuto un educazione visiva adeguata, è più facile da denigrare. E’ un linguaggio e io cerco di combattere questo modo di pensare nei fumetti senza parole che, tra l’altro, non hanno alcun genere di barriere, ed è una cosa che faccio regolarmente anche in Spy vs Spy, l’altro mio lavoro.
L: Tu hai unito molti di questi tuoi stili in Rovine, perché con la farfalla siamo nell’illustrazione e nel fumetto senza parole mentre, inclusa la splash page formata da tre pagine quando ci sono George e Samantha si torna al classico fumetto.
P: Si, infatti, alcune cose sono impossibili da catturare sulla carta, milioni di farfalle, ho fatto un filmato, ho fatto foto, ma niente è comparabile all’emozione che di può provare dal vivo. Qualche anno fa ho pubblicato in Italia, per Magic Press, il volume The System, che ho voluto intenzionalmente che fosse un fumetto che non aveva parole decisamente contro le aspettative per dimostrare che anche senza parole si possono trasferire concetti complessi
L: Si, come anche Shan Tan ha fatto nell’approdo e negli altri suoi lavori
P: Si, proprio come Shan Tan, anche lui è un esempio perfetto altri esempi sono Lynd Ward con il suo Gods’ Man nel 1920 poi ci fu, molto prima, Frans Maseree un belga. Questi costruirono storie grafiche senza parole che era molto semplice seguire è una forma, un linguaggio, che mi interessa molto quello dei fumetti, con cui mi piace giocare, in Rovine c’è molto testo ma ci sono anche grandi parti senza alcun testo. In Diario di New York ci sono diverse brevi storie, cioè brevi, anche di quattordici pagine, senza parole che chiunque può leggere, e io amo davvero poter giocare con questo linguaggio che mi permette di raggiungere chiunque nel mondo.
L’anno scorso sono stato invitato in Giordania dove ho tenuto un workshop sui fumetti alla fine ognuno creò il suo fumetto senza parole e fu un’incredibile occasione perché io non parlo arabo e fu possibile seguire le storie e parlarne senza le difficoltà del linguaggio e una volta concluso un fumetto del genere può essere letto in Israele come negli Stati Uniti e tutte quelle storie sono state raccolte in un magazine che dovrebbe essere stato stampato in Giordania.
L: Ora ci stanno facendo una foto.
Grazie mille Peter, spero che quest’intervista che ha presentato anche ai lettori italiani un fumetto non semplicissimo
P: Già, non semplicissimo e non per bambini.
L: Ciao Peter, ti lascio al tuo prossimo lavoro con firme e disegni.
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