15 Domande a Luca Centi (Parte Prima)

Questa volta lo staff di Fantasy on Air – per l’occasione abilmente mascherato da Fantasy Off Air – ha messo sotto torchio Luca Centi, il giovane autore di Il Silenzio di Lenth, edito da Piemme Freeway. Godetevi le sue argute risposte… noi l’abbiamo fatto!!!

FOA: Ciao Luca, iniziamo prima di tutto a conoscere te: chi è Luca Centi? Descriviti in poche semplici righe. 

LC: Ciao a voi! Descrivermi in poche righe… diciamo che sono un ragazzo semplice, appassionato di libri, musica e cinema. Forse fin troppo! Adoro anche viaggiare e scrivere, ovviamente. Inoltre mi sono da poco laureato in Lettere (finalmente!)

FOA: E ora che ti abbiamo conosciuto, parliamo del tuo romanzo Il Silenzio di Lenth, oltre alla trama, vuoi brevemente raccontarci qualcosa del libro?

LC: È un libro a cui tengo molto. Ho cercato di inserire tutte quelle tematiche che io per primo avrei voluto trovare in un romanzo. E poi mi sono divertito molto a usare i cliché del genere per poi sovvertirli. Spero solo che il libro appassioni i lettori almeno quanto ha appassionato me.

FOA: Il Silenzio di Lenth è il tuo primo romanzo, è stato difficile approcciarsi alla scrittura con una storia così lunga e ricca di personaggi? Come mai questa scelta? 

LC: E’ stato tutto molto casuale. All’inizio avevo solo un personaggio in mente, a cui si sono aggiunte poi tante altre idee e spunti. La progettazione ha richiesto un annetto ed è stata di sicuro la parte più divertente. Alcuni trovano snervante il far combaciare i vari tasselli, io invece l’ho presa come una sfida. Non nascondo però di aver avuto qualche problema con la caratterizzazione dei personaggi. Ho spesso riscritto interi capitoli perché i protagonisti avevano tutti “la stessa voce”.

FOA: Come mai hai scelto il genere fantasy? Se dovessi esplorare un altro genere letterario, quale sceglieresti e perché? 

LC: Ho scelto il fantasy perché si prestava di più alla storia che avevo in mente. Il genere che più mi affascina però è il gotico, ma non credo conti, rientrando comunque, anche se per poco, nella sfera fantastica. Se dovessi scegliere un nuovo genere, opterei per il giallo. Da piccolo leggevo solo i romanzi di Agatha Christie e ho persino scritto un raccontino quando avevo dodici anni! Un raccontino orribile a dire il vero…

FOA: Fra tutti i personaggi della saga di Lenth quale preferisci? A quale ti senti più affine? Quale invece ti piace meno?

LC: I quattro personaggi della prima parte sono quelli che sento più vicini, anche se la parte in questione dura appena una sessantina di pagine. Forse perché l’ho scritta anni fa e l’ho modificata appena. Gabriel in particolare rappresenta un lato del mio carattere che non riesco del tutto a cancellare. Una specie di pessimismo che mi porto dietro da sempre. Un pessimismo che però, col passare del tempo, si è un po’ attenuato. Forse anche per Gabriel accadrà la stessa cosa!

FOA: Se dovessi riscrivere Lenth oggi c’è qualcosa che cambieresti?

LC: Bellissima domanda. Spesso mi sono posto il problema e non sono mai riuscito a trovare una risposta. Lo stile è certamente diverso dal mio modo di scrivere attuale, ma alcuni passaggi, anche se acerbi, mi affascinano ancora. Lo sviluppo della storia lo lascerei invece così com’è, con tutti i suoi pregi e difetti. Ci sono alcuni capitoli “lenti” ma sono necessari, anche se la tentazione di eliminarli è, ed è stata, forte.

FOA: Nei ringraziamenti finali citi tre grandi scrittori, molto diversi fra loro: Oscar Wilde, Salinger e Anne Rice. Cosa ti piace e cosa credi di aver imparato da ognuno di loro?

LC: Oscar Wilde è stato il primo, grande autore a cui mi sono avvicinato. Trovo che il suo modo di scrivere sia sempre attuale, nonostante lo scorrere del tempo. Un po’ come per Salinger e Anne Rice. Pur trattando generi diversi, lo fanno con una spontaneità e una profondità universale. Forse è questa la cosa che accumuna questi tre autori: l’essere sempre attuali.

FOA: Ritornando ai tre grandi mostri sacri, solo la Rice si può definire appartenere a pieno titolo al genere fantasy, come mai una scelta così eterogenea? 

LC: I romanzi della Rice colpiscono per il loro approccio a più generi. Sono romanzi fantasy, storici e filosofici al tempo stesso. Il vampiro non è che un pretesto per trattare altre tematiche, come la natura umana e la moralità (e mortalità). Sarebbe bello se anche i romanzi “vampireschi” più recenti si ponessero il problema.

Continua nella Seconda Parte…

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